In questo articolo vi vi voglio far conoscere chi è Luciano Visintini.
E’ il calcio la sua prima passione con l’esordio a sedici anni tra i pali dell ‘U.S. Buttrio. Due anni dopo è a Padova nelle giovanili dove le sue qualità non passano inosservate e infatti viene convocato in nazionale ma un banale infortunio lo costringe alla rinuncia. A 19 anni parte per la Sicilia, a Castelvetrano, dove si mette in mostra come uno dei migliori portieri della categoria. Arriva puntuale la chiamata dei professionisti del Catania dove, finora unico buttriese, fa il suo esordio in serie B e, dopo la promozione, in serie A, rimanendo a tutt’oggi l’unico a non aver subito reti tra i professionisti. Viene convocato per la nazionale under 23 ma, non essendo titolare nel suo club, i selezionatori non gli affidano la maglia azzurra, pur essendo il migliore a disposizione. Contrasti con il presidente, circa il suo futuro, lo portano alla sofferta decisione di abbandonare il calcio professionistico.
La passione però è troppo forte e, due anni dopo, riparte da dove aveva cominciato: i pali della porta dell’U.S Buttrio e dopo alcuni anni, coronerà il suo sogno: vestire l’azzurro della nazionale. Giocherà ben oltre i quarant’anni sempre a livelli d’eccellenza nelle migliori squadre del Friuli.
Ma tutto questo non gli basta. Frequenta il corso per paracadutisti ed effettua alcuni lanci, è ancora troppo poco per la sete di misurare se stesso.
Inforca un paio di sci da discesa ma un menisco lo frena dopo alcune discese allo sbaraglio.
Nel 1993 decide, senza alcuna preparazione, di partecipare alla maratona di New York e si innamora del podismo, sport che porterà all’estremo, partecipando a varie maratone nel mondo.
La maratona diventa troppo breve per lui, affronta il Passatore ( Firenze – Faenza, di 100 km) ma bisogna allungare ancora.
L’occasione si presenta con la Marathon des Sables nel deserto marocchino, che affronta tre volte rimanendo soggiogato dallo spettacolo che la natura gli offre.
Nel 1999 partecipa all’Antartica Marathon al Polo Sud.
Nel 2000 lo troviamo all’isola di Reunion per Le Grand Rail, 125 km con 8000 metri di dislivello percorsi in 41h, 24m, e 37 secondi, senza togliere le scarpe dai piedi. Alcuni mesi dopo vola in Australia dove, in mountain-bike, affronta con il solito spirito il Crocod-rail Trophy, massacrante prova di 2120 km attraverso le pietraie del deserto australiano; arriverà stremato al traguardo finale.
L’anno dopo lo troviamo in Norvegia dove, in moutain-bike partecipa ad una gara non-stop di 540 km che chiude in poco più di 25 h. sotto un diluvio.
Nell’agosto 2003 Luciano affronta 2000 km in Islanda in solitario armato di bicicletta e tenda,15 giorni di piogge continue non lo fanno desistere: unica sosta di 12 ore per asciugare i vestiti in un bar.
Non si contano, in tutti questi anni, le marce e le corse in Italia e all’estero.
Nel 2004, torna a New York per la maratona: giungerà al traguardo stremato dopo 5 ore. “Qui ho cominciato e qui ho finito” dice agli amici.
Parole profetiche: la malattia lo porta in ospedale a fine anno. Tutti speriano ma Luciano ci lascia, attoniti ed increduli, il 24 gennaio 2006, non prima di una orgogliosa 12 x 1 ora in settembre a Palmanova organizzata per fini benefici. “Sarò più generoso se riuscirò a superare i 10 km” ci dice. Percorrerà, soffrendo, 10 km e 30 m.. In quel momento, con un nodo in gola, ci è chiara l’essenza più intima di Luciano: un moderno Ulisse spinto da una insaziabile sete di conoscenza, in perenne sfida con se stesso, senza alcun confine davanti a se, se non quelli della propria mente.
Vittorio Bosco